martedì 17 febbraio 2009

Un Blog per i bambini di Betlemme

UN PONTE PER BETLEMME
domenica 1 marzo
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L'associazione Una Strada onlus (http://www.unastrada.it/) cura ormai da alcuni anni un progetto di sostegno alla Crèche di Betlemme, un orfanotrofio che segue bambini palestinesi orfani o che necessitano di assistenza. La storia di questi bambini, la potete trovare nel sito della Crèche:
(http://www.saintvincentguesthouse.net/creche/creche_it.htm)
e rappresenta pienamente il
dramma di questo popolo, che vive ormai da decenni un conflitto con Israele, ma vive anche una complessa realtà culturale e storica. Suor Sophie delle figlie della carità di San Vincenzo de Paoli dirige questo rifugio dei piccoli palestinesi, e quando riesce ci racconta la storia di alcuni di questi bambini, che noi cerchiamo di aiutare a distanza. Storie che vale la pena conoscere per capire come si può rimanere circondati da due fuochi, da un lato quello dello scontro con Israele che ha attornia Betlemme con un muro togliendole la possibilità di vivere, dall'altro lo scontro con una cultura che porta all'abbandono dei bambini per garantire la salvezza delle madri e dei piccoli stessi, nel caso questi nascano da rapporti extra matrimoniali. Una situazione complessa che suor Sophie ci illustra attentamente nelle sue lettere , che cercheremo di farvi conoscere attraverso i nostri post.(http://www.unastrada.it/testi/lettera_lacreche.pdf)

lunedì 16 febbraio 2009

Una nuova iniziativa: un ponte per Betlemme

UN PONTE PER BETLEMME

A Betlemme, dal 1 marzo 2004, c'è un muro di cemento che fa della città di Gesù una prigione. C'è però anche un altro muro che ferisce e devasta i cuori dei nostri fratelli di Terrasanta : è il muro di silenzio che sta scendendo sulla loro tragedia... Non ci sono più voci che si alzano di fronte a questa ingiustizia clamorosa. Non possiamo restare in silenzio né di fronte agli uomini, né di fronte a Dio. Vogliamo gridare con la nostra preghiera il nostro NO a questa violenza, perché non potrà creare che altra violenza. Vogliamo gridare con la nostra preghiera il nostro SI alla possibilità di continuare a vivere insieme su questa terra, abbattendo i muri di distruzione e costruendo ponti di condivisione.

DOMENICA 1 MARZO 2009

celebrate nella vostra comunità
con una PREGHIERA e la SENSIBILIZZAZIONE
La riflessione, Le testimonianze, L'approfondimento e...un pianto amaro.
LE PREGHIERE DEI FEDELI per la Liturgia domenicale
UNA VEGLIA DI PREGHIERA per organizzare un incontro di preghiera




martedì 10 febbraio 2009

Il dramma delle ragazze madri

Non solo di guerra si muore in Palestina





Cari amici vi vogliamo riportare in questo post una lettera di sour Sophie Boeri che ci racconta, in poche righe, la drammatica situazione delle ragazze madri nella società palestinese. Non solo di guerra si muore nei territori palestinesi ma anche per l'arretratezza, l'inciviltà e la violenza della cultura predominante che uccide le donne che partoriscono al di fuori del matrimonio e porta all'abbandono dei piccoli. Davvero si tratta di un popolo chiuso tra due fuochi.


Gennaio 2007
La Crèche, Betlemme

Carissimi,
è con immenso piacere che ricevo il vostro dono, questo tesoro così prezioso per la continuità del nostro lavoro con i bambini. Eccovi quindi un piccolo riassunto sulla situazione della Crèche de la Sainte Famille a Betlemme in questo periodo di fine anno. Il pessimismo sulla situazione non fa che aumentare: la tensione è percettibile ovunque; l’accerchiamento soffoca sempre più la popolazione locale dove la miseria si fa sempre più sentire: niente lavoro, niente salario da più di dieci mesi per i funzionari, troppo pochi aiuti finanziari internazionali……, in breve un ozio imposto che si tira appresso la violenza e sanguinosi regolamenti di conti per cose da nulla. Malgrado il quadro nel quale viviamo la crèche si mantiene grazie alla provvidenza che ci permette di continuare la nostra opera per donare ai più sprovvisti e soprattutto ai nostri piccoli protetti, cibo, cure, educazione e più ancora l’amore e la tenerezza di cui sono privi. Accogliamo sempre più di 120 bambini interni ed esterni , piccolissimi fino a 6 anni per i quali cerchiamo di far fruttare al meglio il budget mensile. Le spese per la salute dei bambini non diminuiscono mai; un bambino che soffre di atresia esofagea è in trattamento continuo e ritorna ogni tre mesi all’ospedale Hadassah per consulti dove, secondo le sue condizioni, vengono decisi i nuovi esami cui deve essere sottoposto. Motassehm soffre per un’ernia leggere e dovrebbe essere operato, ma bisogna aspettare che prenda un po’ di peso. Il piccolo Mahammed vive con un blocco all’arteria polmonare ed è sotto trattamento da sei mesi alla fine dei quali dovrà essere sottoposto a nuovi esami per stabilire se dovrà continuare il trattamento per altri sei mesi o se dovrà essere operato; ed infine Ahmad è allergico al lattosio e al glucosio. è perciò molto fragile e con un sistema immunitario molto debole. Questi sono solo alcune delle molte situazioni alle quale se ne aggiungono di nuove ad ogni cambio di stagione. Per il resto, la situazione è desolante per quanto concerne le ragazze madri che abbiamo preso l’abitudine di proteggere: esse infatti arrivano molto difficilmente a Betlemme per cui ci ritroviamo con molti neonati morti abbandonati nella spazzatura o giacenti nelle celle frigorifere degli ospedali della regione in attesa di essere sepolti. piccole vite che avrebbero potuto essere salvate se solo ci fosse la libera circolazione delle persone! Tutto il personale dei servizi sociali, non ricevendo più alcun stipendio, non svolge alcuna delle proprie mansioni.
Nel ringraziarvi con tutto il cuore per il vostro sostegno e la vostra generosità e sperando di incontrarvi presto con tutta la mia sincera amicizia.

Sœur Sophie Bouéri
Fille de la Charité

Bocche Scucite. Notizie dalla Striscia di Gaza

Bocche Scucite: informazioni dalla striscia di Gaza a cura di Don Nandino Capovilla.



Se volete per un momento abbandonare la visione del problema palestinese che in genere ci viene presentata dai nostri giornali leggete "Bocche Scucite". Si tratta di una attenta informazione , curata mediante una newsletter da don Nandino Capovilla per la campagna di Pax Christi "ponti e non muri", che ci illustra la situazione drammatica del conflito israelo - palestinese. Di seguito vi riportiamo l'editoriale dell'ultimo numero (01/02/2009). Se desiderate continuarne la lettura potete trovare ulteriori informazioni nel sito indicato di seguito. http://www.paxchristi.it/






Bocche Scucite 1 febbraio 2009

Editoriale
"La strategia unica e il prete panettiere. Avete mai sentito parlare del ‘popolo delle termiti’?
Si tratta di un popolo che ama scavare nella terra, creare cunicoli da cui
far passare di tutto, perfino generi voluttuari come biscotti. Di un
popolo che appena gli bombardi questi suoi amatissimi cunicoli, subito
li scava di nuovo, perché gli piace tanto, perché magari anche ci gode, a
vivere tumulato sotto terra. Potremo riassumere in quest’immagine orribile la ‘fine della guerra’
secondo l’inviato RAI Pagliara. In questo modo disumano ha definito i
palestinesi di Gaza in un servizio di qualche giorno fa, mentre
riprendeva alcuni giovani palestinesi che stavano ripristinando i tunnel
di collegamento con l’Egitto serviti in questi anni di blocco e di
embargo all’approvvigionamento di viveri e generi di prima necessità.
Perché se non lo sapete la ‘guerra’ è finita e Pagliara è già pronto a
raccontarci il dopo. Fine della guerra. O meglio invece fine del massacro più grande. Ma
non certo fine della disumanizzazione, della negazione dell’altro come
uguale a sé, detentore degli stessi diritti, in quanto appartenente alla
comunità umana. Invece la “vittoria” è nei numeri: 10 a 1.000, perché
questo vale un essere umano se non è israeliano.
E dietro a tutto questo, una strategia calcolata e perversa che dura da
sessant’anni, anzi, come sostiene Ilan Pappè (Il manifesto, 27 gennaio),
che era stata ideata e messa in atto dai sionisti a partire dagli anni
trenta, anni in cui invece, secondo Umberto Eco (L’Espresso 29
gennaio), evidentemente ancorato alla mitologia dei sionisti che hanno
fatto fiorire il deserto “gli ebrei israeliani hanno coltivato le loro terre
di Palestina con metodi modernissimi costruendo fattorie modello e si
battono proprio per difendere un territorio in cui vivono stanzialmente.
Ed è proprio questo che l’antisemitismo arabo rimprovera loro.”
“Stiamo parlando della stessa società- dice invece Ilan Pappe- che, nel
’48 e nel ’67, ha espulso i palestinesi dalle loro terre. Dopo 60 anni
d’indottrinamento, di de-umanizzazione dei palestinesi, di demonizzazione
dei palestinesi, ucciderne un migliaio in tre settimane non ha
rappresentato un grosso problema. I media, la cultura politica, hanno
preparato la società ad accettare questi massacri come un ‘atto di
autodifesa’”. Come continuare dunque, giocando sempre la carta sdrucita
dell’autodifesa, della sicurezza del proprio popolo, a perseguire la
strategia iniziale, quella che Pappe non esita a definire pulizia etnica, il
tentativo sempre più violento di allontanare più palestinesi possibili
dalla loro terra e al contempo di annettere sempre più terra allo Stato
d’Israele? “La strategia è tenere ‘in prigione’ Gaza e metà della Cisgiordania,-
afferma Pappe- così molti lasceranno il paese. Se ne avranno bisogno,
lanceranno una nuova pulizia etnica, o un genocidio, o l’occupazione.
Questi sono solo strumenti. Ciò che conta è che la strategia non è
cambiata.(…) Gli israeliani vogliono controllare indirettamente la
striscia di Gaza, ma non sanno come comportarsi con i suoi abitanti. E
se i palestinesi resistono, mettono in atto punizioni collettive sempre
più estreme. Cari amici di Bocchescucite, vogliamo in questo editoriale affiancare a
queste parole, a quest’analisi lucida e autorevole di uno dei più grandi
nuovi storici israeliani, le parole semplici di padre Manuel, parroco
della parrocchia della Striscia, perché da lui possiate percepire, come lo
abbiamo fatto noi, come poi queste strategie, queste sordide
pianificazioni di occupazione di spazi e di distruzione indifferenziata di
beni altrui, diventino dolore, mancanza, lutto infinito. Padre Manuel, da
Gaza, ci ha scritto una lettera straordinaria: “Gaza stava già soffrendo prima di questa guerra, soffre durante questa guerra e continuerà a soffrire dopo questa guerra.
Molte famiglie si sono rifugiate nelle scuole della Nazioni Unite
(UNRWA) dove pensavano sarebbero state al sicuro. Ma sono state
bombardate. Le condizioni di vita sono terribili, con 50-60 persone
a sopravvivere in una stanza, senza elettricità, acqua, senza letti o
cibo e nessun luogo in cui lavarsi. Gli aiuti dell’emergenza non ci
sono ancora arrivati e dato che tutti sono troppo spaventati per
avventurarsi nelle strade, la nostra gente non può raggiungere i
magazzini dove sono conservati gli aiuti della Croce Rossa e
dell’UNRWA. Così come le distruzioni e le ferite fisiche sono incalcolabili, è
incalcolabile anche il trauma psicologico della nostra gente. Avrà
bisogno di aiuto e supporto per chissà quanti anni a venire. Dovrà
trovare un qualche posto in cui vivere e noi avremo bisogno di
centri per i feriti resi disabili dai bombardamenti, di scuole
speciali per i traumatizzati, per i bambini orfani e tutta una serie
di servizi di riabilitazione. L’acqua pulita è scarsa, così che entrambe le nostre scuole in
Remal e a Zaitoon forniscono l’acqua alla gente locale grazie ad un
pozzo artesiano, scavato dalla generosità di donatori austriaci. Il
generatore della scuola produce elettricità per il forno vicino, dato
che non si trova pane da settimane. La gente dice: “Il prete è
diventato un panettiere”, ed è vero, e siamo contenti di essere in
grado di farlo.” “Pulizia etnica o apartheid? –riflette ancora Pappè-. Si tratta di due
elementi che non possono essere separati: apartheid significa creazione
di aree riservate soltanto ad un popolo. Le puoi ottenere dalla
separazione o dall’espulsione di uno dei popoli, o dall’uccisione.”
Ecco allora il prete panettiere, quest’uomo che soffre e si dispera e poi
con la sua gente confida nell’umanità di altre persone, che non smette
di voler far conoscere le sofferenze della sua gente e per lei non si
vergogna di chiedere aiuto, diventare non meno lucido dello storico
nell’avvertirci che, se certamente Gaza oggi ha bisogno di aiuti e di
essere ricostruita, ha soprattutto bisogno che quella strategia abbia fine.
Ci scrive ancora Padre Manuel: “La guerra deve finire ora. Il mondo deve trovare una soluzione
per il popolo palestinese e non semplicemente tornare alla
situazione in cui si trovava prima che tutto questo iniziasse. I
confini con Israele devono essere ridisegnati e l’occupazione, che è


iniziata 60 anni fa, deve finire. Lo status dei rifugiati palestinesi
deve essere risolto perseguendo il Diritto al Ritorno, mentre
Gerusalemme Est deve essere la capitale dello Stato palestinese.
Dobbiamo radere al suolo il Muro dell’apartheid, aprire i passaggi
di frontiera, liberare i detenuti palestinesi e rimuovere gli
insediamenti israeliani, così che la terra potrà tornare ai suoi
originari proprietari palestinesi. La pace è possibile solo se comprende la giustizia. Quando il mondo restituirà al popolo palestinese i suoi diritti, allora ci sarà
sicuramente la pace nel Medio Oriente. Tutta la gente di Gaza dice grazie a voi, nostri amici ovunque voi siate, per le vostre preghiere costanti e particolarmente per l’aiuto
di cui abbiamo urgentemente bisogno e che speriamo ci raggiunga
presto”. E mentre il popolo di Palestina continua, in ossequioso omaggio alla
laboriosità delle termiti, a lavorare instancabilmente laddove i buldozer
distruggono, a ricucire ferite che continuano a bruciare perché
tenacemente, legittimante vuole continuare a lottare per vivere con
dignità nella propria terra, ecco che l’esimio studioso nostrano Umberto
Eco, fuori dal mondo e dalla storia, ma in affollata compagnia,
sorvolando amabilmente su Nakba, Naksa, occupazione e massacri, ci
informa che “il territorio palestinese non era stato conquistato con la
violenza, e la decimazione degli autoctoni, come in America del nord
bensì nel corso di lente migrazioni e installazioni a cui nessuno si era
opposto”. Come dice il caro amico Vittorio: restiamo umani. E quando qualcuno
nega addirittura la nostra umanità, facciamo tutti come i palestinesi di
Gaza: impariamo a sopravvivere anche dalle termiti, se occorre!



BoccheScucite

sabato 7 febbraio 2009

Suor Sophie ci descrive il dramma della guerra visto da Betlemme

SUOR SOPHIE CI DESCRIVE IL DRAMMA DELLA GUERRA

Cari amici suor Sophie, che dirige la Crèche di Betlemme(http://www.saintvincentguesthouse.net/creche/creche_it.htmtvincentguesthouse.net/creche/creche_it.htm) ci ha scritto per raccontarci come vivono i bambini, ospitati nell'istituto delle figlie della carità di San Vincenzo de Paoli, il dramma del conflitto nella striscia di Gaza. Ci scrive direttamente in italiano pertanto non ho corretto il testo.

HOLY FAMILY CHILDREN’S HOMEDAUGHTERS OF CHARITY ST. VINCENTBETHLEHEME-mail: creche@p-ol.com
6 Febbraio 2009

Carissimi amici benefattori,Prima di tutto mi ē caro esporvi brevemente il contesto nel quale noi viviamo in seguito alla guerra di Gaza e ricordarvi la situazione nella quale attualmente si trova la Creche ed i suoi bambini.Non potete certamente ignorare la recente attualitā, che ha messo la nostra regione in grande crisi, lasciando Gaza in mezzo al fuoco ed al sangue di tante vittime trucidiate in particolare donne e bambini. Fortunatamente se posso dare seguito ad un avvenimento si terribile, questa guerra si ē solamente limitata alla banda di Gaza, risparmiando la Cisjordanie dove noi viviamo.La generalizzazione del conflitto tanto sospirato dalle parti neutrali, fortunatamente non ha avuto seguito. Nononostante tutto, non ci ha esonerato di essere duramente provati moralmente, e nonostante tutto, la situzaione degli abitanti di Gaza ci tocca sul vivo e che ci ha preoccupato sempre piū giā da prima della guerra. Io mi sentivo giā d’allora molto vicino a loro tanto che abbiamo aperto le porte per accogliere 5 loro bambini originari di quel territorio.A Dio permettendo ci auguriamo di ospitarne almeno una ventina se danno il permesso di lasciarli uscire. Voi forse ignorate che molti bambini si trovano orfani senza mamma e papā, perchē uccisi dagli attacchi israeliani. Durante tutti questi giorni di violenza ho potuto mandare a Gaza degli aiuti di vestiario, coperte e latte che avevo messo da parte per i nostri bambini; credetemi la condivisione e l ’atto umanitario piū bello e piū sublime, perchē ci aiuta a vivere da vicino la sofferenze degli altri. I nostri bambini grazie a Dio in maggioranza si portano bene, io metto tutto in opera perchē tutto proceda bene e sia a loro favore. Io sono molto esigente riguardo al personale perchē tutti i bambini sia i 50 interni che i 70 esterni abbiano per quanto e possibile tutto il neccessario per un buon sviluppo fisico e psicologico.C’ē ancora il problema del nido che in questo momento ē strappieno, ed aspettiamo ancora l’arrivo di nuovi neonati abbandonati. Questa situazione diviene veramente problematica; tutti si portano bene ma con poco spazio, con degli alti e bassi che noi non possiamo in effetto, far dimenticare la loro storia personale marcata dall’abbandono, dalla povertā e dalla violenza.Questa condizione che vivono i nostri bambini non ē che una conseguenza della situazione delle mamme o ragazze madri che vivono in questo paese; situazione molto precaria e rischiosa a costo anche della loro vita e del nasciturno. Tutto ciō apporta povertā e disoccupazione che sono totale 75%. Loro, capiscono bene che un avvenimento subito come quello di Gaza, non fa che aggiungere della rabbia, frustrazioni e miseria. Questa guerra rischia di rendere ancora piū grave la situazione dei bambini giā nel bisogno. Io spero che la situazione dei palestinesi finirā presto, sono certa che questo cambiamento non si farā senza un buona volontā come la loro.Noi viviamo in un mondo dove gli uomini sono sempre piū indipendenti e responsabili gli uni dagli altri, per il meglio e per il peggio e queste sono delle inziative calorose e generose come quelle prese a carico da voi che sono sempre piū neccessarie per l’avvenire di un Mondo migliore.Un grande grazie per tutto quello che fate per questi bambini, i piū abbandonati dagli uomini. Grazie. Tutti questi bambini sono abbandonati. Il piū grande ha 8 mesi operato di 3 malformazioni cardiache congenitali a Hadassa, c’ē ancora una bambina che dev’essere continuamente sotto controllo medicale e sotto esami perchē non si ē potuto ancora fare una diagnosi. Tutto cio comporta una enorme spesa che sorpassa le nostre possibilitā, ma che possiamo fare?Ci sono ancora due gemelli prematuri, il resto vanno avanti normalmente.La Provvidenza veglia su tutte queste piccole creature.Grazie ai vostri tanti sacrifici di generositā, questi bambini vivranno e grandiranno, solamente la vostra tenerezza riempirā l’assenza d’amore del loro papā e dello loro mamma.A voi tutti cari amici tutta la mia riconoscenza e la nostra preghiera.Che il Signore veglia su ciascno di loro e su tutti quelli che voi portate nel vostro cuore.


Suor Sophie Bouéri, Figlia della Carità.


Due soci di Una Strada hanno visitato nell'agosto 2008 la Crèche:il loro racconto

VISITA ALL’ORFANOTROFIO “LA CRECHE” DI BETLEMME

L’accoglienza di suor Maria…Questo agosto in occasione di un viaggio in Palestina abbiamo fatto una visita all’orfanotrofio di Betlemme “La Creche” gestito da suor Sophie Bouerì e dalle sue consorelle delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de Paoli.Siamo stati accolti da suor Maria, una suora italiana, che con il suo accento sardo ci ha raccontato la storia dell’orfanotrofio e le storie dei bambini accolti. L’orfanotrofio è all’interno dell’ospedale che dal 1884 si trova a Betlemme. Negli ultimi 25 anni, non potendo garantire la qualità dei servizi, nell’ospedale funziona solo il reparto di maternità e ginecologia ed è stato dato in gestione all’ ”Ordine di Malta”. Il nome “La Creche” dato all’orfanotrofio deriva dal francese e può essere tradotto in “capanna, culla”. Vi sono ospitati attualmente una cinquantina di bambini in parte abbandonati e in parte casi sociali. A questi si aggiungono giornalmente altri 115/120 bambini dall’esterno che frequentano l’asilo d’infanzia. Questi ultimi vengono portati dai genitori alle 7.30 e rimangono fino al 16.00. Tutto il servizio è gratuito visto la quasi totalità di casi sociali.I bambini accolti in maniera permanente nella struttura rimangono fino ai 6 anni, dopodiché vengono inseriti nelle istituzioni gestite dall’autorità palestinese come case famiglia e orfanotrofi. L’inserimento in queste istituzioni viene preparato almeno 3 mesi prima con l’aiuto di assistenti sociali che accompagnano i bambini nel nuovo ambiente più volte. Nonostante ciò i bambini soffrono molto questo allontanamento da quella che considerano la loro casa e lo dimostrano diventando aggressivi, rifiutando il cibo e chiudendosi in se stessi. Comunque suor Maria conferma che nelle istituzioni in cui vengono accolti si trovano bene. Il racconto di suor Maria continua nello spiegarci il servizio offerto dall’orfanotrofio alla comunità palestinese, costituita ora in gran parte da famiglie mussulmane e pochissime cristiane. Il disagio sociale dato dall’attuale situazione politico-economica in cui vivono i palestinesi, ma anche la tradizione e il concetto di onore presenti nella loro cultura, rendono la condizione della donna ancora molto grave, soprattutto quando questa si trova incinta al di fuori del matrimonio. La maggior parte dei bambini che arrivano all’orfanotrofio sono infatti frutto di relazioni che mettono le donne in condizioni di pericolo di vita e di allontanamento dalla famiglia. Le suore offrono loro ospitalità nell’ultimo periodo di gravidanza (tenuta nascosta ai familiari) e dopo il parto un breve periodo di convalescenza, offrendo loro uno stipendio minimo perché possano dimostrare, al rientro in famiglia, che in quel periodo sono state assenti per lavoro. L’aggravarsi della situazione israelo-palestinese degli ultimi tempi ha fatto sì che sia molto più difficile arrivare a Betlemme da altri territori palestinesi (Ramallah, Taibeh, Gaza, …) per cui sono aumentati i casi di bambini abbandonati per strada dopo il parto. Tra giugno e agosto 2008 l’orfanotrofio ne ha accolti ben 7 provenienti da fuori Betlemme. I bambini accolti a La Creche poi, non avendo nessun documento di nascita, hanno grosse difficoltà ad avere una adozione internazionale. La Creche pur essendo l’unica istituzione, presente nei territori sotto autorità palestinese, che accoglie bambini sotto i 6 anni in maniera permanente, non quindi solo per le ore di scuola classica, non ha nessuna sovvenzione statale, ma si mantiene in maniera propria attraverso le donazioni internazionali e i proventi del St. Vincent Guest House, albergo e ristorante per pellegrini a Betlemme (www.saintvincentguesthouse.net )La nostra visita continua all’interno dell’orfanotrofio e di seguito vi offriamo alcune immagini, pezzi di racconti, impressioni raccolte.Visita all’orfanotrofio con suor Sophie…Dopo essere entrati all'orfanotrofio di Le Creche incontriamo suor Sophie, un anziana suora sorridente di origine libanese, che ci accoglie nel nido e ci presenta i bambini piccoli che vi sono ospitati. Fuori c'è il gioioso frastuono di quelli più grandi che giocano tra loro e con un volontario italiano che non parla l'arabo ma...si fa capire perfettamente dai piccoli. Qualche ricordo dei discorsi fatti con suor Sophie in francese, dato che lei ha studiato a Parigi.........“I bambini sentono la mancanza dei loro genitori - dice Sophie. L'altra mattina un bambino si è svegliato molto presto in preda a un pianto irrefrenabile. Gli chiedo che cosa c'è che non va ma lui non mi dice nulla e piange. Lo porto a colazione ma non mangia e piange. Non so cosa pensare credo stia male..... poco dopo arriva la notizia che quella mattina il padre è stato assassinato con un colpo di pistola. Nonostante la nostra attenzione i bambini “sentono“ la mancanza dei loro genitori e lo percepiscono oltre le distanze fisiche.” Crediamo di poter testimoniare che l'ambiente dell'orfanotrofio è molto accogliente e per quanto abbiamo potuto vedere i bambini sono coccolati e accuditi in maniera splendida. “ Siamo molto grati agli italiani che ci aiutano spesso in molti modi. Anche il governo italiano, con molta sollecitudine, ha inviato degli aiuti dopo la seconda Intifada. In quel periodo non potevamo uscire da Le Creche perchè vi erano sparatorie continue; vedevamo i morti sulla strada ed eravamo nell'impossibilità di soccorrerli.Abbiamo ospitato nell'orfanotrofio dei giornalisti - anche italiani; era nostro dovere farlo.......”Si scopre dalle parole di Sophie che l'accoglienza in qualsiasi situazione è un valore fondamentale e che non può essere secondaria a nulla. L'uomo chiunque esso sia deve essere in primis accolto........ Chiediamo a suor Sophie del loro personale e quanto a loro costa mantenerlo.Risponde:”Il nostro personale è tutto formato da donne di Betlemme e dintorni, per lo più musulmane. Sono regolarmente tutelate e retribuite; il loro stipendio è di circa 500 $ al mese, al quale vanno aggiunti oneri per la tutela sanitaria e pensionistica per circa un 15% dello stipendio stesso. Sono costi notevoli per noi che viviamo di provvidenza; ma prima della carità bisogna praticare la giustizia.” Ancora suor Sophie: “ Credo fermamente nella Provvidenza . Ne ho le prove tutti i giorni. Mi mancano 20.000 $ per pagare il riscaldamento..... arriva un gruppo tedesco che lascia un contributo di 20.000 $. Mi servono 27.000 $ per un intervento di cardiochirurgia ad un bambino gravemente ammalato... Portiamo il bimbo a Gerusalemme da un grande chirurgo ebreo. Solo lui può fare tale intervento.... Questi mi tranquillizza dicendomi di non temere. Farà l' intervento al cuore senza volere nulla.”


Agosto 2008 Alessandro, Cecilia e alcuni amici pellegrini a Betlemme

venerdì 6 febbraio 2009

I Re Magi sono stati bloccati. Non possono entrare a Betlemme

I RE MAGI SONO BLOCCATI: NON POSSONO ENTRARE A BETLEMME!

Non c’ē entrata a Gaza : Violenza, Morte, carri armati ed attraverso il fuoco che lanciano, impediscono di vedere la stella.I Re Magi a BethlemmeA Bethlemme il grande muro ! I camelli sono bloccati, spaventati non vogliono piū avanzare, ma fortunatament la stella ē dalla nostra parte, I Re Magi l’hanno vista di nuovo!!! O Cittā delle sofferenze come trovare la libertā… cantare la Pace sulla nostra terra quando c’ē solamente rumore di guerra, rumore di armi, e grida di pianto! E noi ! tutti i nuovi nati che una mano anonima ha abbandonato sulla strada oppure gettati nella spazzattura. Gesū interviene e ci rassicura : « Miei piccoli bambini, io vi amo, voi siete un grande prezzo ai miei occhi.Con i Re Magi, tutti i miei amici vengono a visitarvi, darvi il loro amore e colmarvi della loro generositā. Allora non abbiate paura, cantate… gridate Io vi do l’amore e la libertā, Io vi amo teneramente.» A voi tutti cari amici, voi siete come il Piccolo Gesū che ci riempie di amore… noi vi diciamo « Grazie ». Noi vi auguriamo tutte le benedizioni del cielo di Betlemme a voi tutti a tutti vostri bambini, ed a tutti quelli che vi sono cari.

I vostri piccoli Gesū di Bethlemme.

domenica 1 febbraio 2009

Una lettera del 18 ottobre 2007 da parte di Suor Sophie

Caro Maurizio ed amici tutti,
Grazie di cuore per il vostro impellente interesse per la nostra opera. Ben volentieri vi
inviamo una piccola illustrazione dell’attuale situazione nella quale noi viviamo.
Per il momento purtroppo non c’è nessun segno di miglioramento, anche se apparentemente
sembra tranquillo dentro la prigione a cielo aperto. Sul piano economico, la disoccupazione regna sempre in forma più grave, in quanto il lavoro si trova sempre più raramente, ed il permesso di poter lavorare dall’altra parte del muro è quasi impossibile di ottenerlo. L’ineguaglianza indecente tra i più ricchi e i più poveri è sempre più in aumento con una grande diminuzione della classe media, che cade nella miseria. L’acqua resta un problema essenziale ed indispensabile. Durante questa estate numerose famiglie hanno sofferto la mancanza di acqua, di conseguenza mancanza d’igiene per tante famiglie che vivono in condizioni poco confiacenti ed insalubri. La mancanza di
soldi si fa crudelmente sentire, non solamente per pagare l’affitto, l’elettricità, l’acqua, ma ancor più per le necessità di base, come pane, farina ecc. L’eccessivo aumento dei prezzi rende la situazione quotidiana sempre più difficile a tutte quelle bocche da sfamare. In ciò che concerne il piano sociale, noi dobbiamo far fronte a dei casi sociali insostenibili come situazioni intimamente legate alla disastrosa situazione economica. La violenza si sviluppa a causa di certe situazioni familiari. Molti bambini non vanno a scuola anche se obbligatoria, ma girano errando per le strade in cerca di rubare dei soldi a dei turisti che vengono in Terra Santa anche se con lo spirito ed il desiderio di volerli aiutare.
Il fanatismo si installa sempre più in mezzo a questa popolazione, il regolamento di conti può
trasformarsi in tragedie, è il recente caso di una ragazza che è stata lapidata da tutti gli uomini
dello stesso villaggio. Il nostro Centro Sociale è continuamente sollecitato per diversi aiuti di
ogni genere, alimentare, medicale, etc. E noi cerchiamo di poter aiutare il più grande numero dei dimenticati a cui manca l’indispensabile per mezzo di diversi progetti. Per quanto concerne la Crèche, ultimamente abbiamo ospitato quattro nuovi neonati considerati dalla società come “illegali”: avranno un giorno la fortuna di ritornare nelle loro famiglie d’origine? Potranno essere adottati, o andranno da istituzione a istituzione? Che avvenire sarà loro riservato?E' vero che è con tanto amore che noi li circondiamo fino all’età di 6 anni, cercando di offrire loro il massimo, perché possano avere la forza di affrontare un avvenire più che mai incerto. Sul piano pedagogico il rientro scolastico è andato bene, nonostante tutte le nostre paure: trasformazione dei locali scolastici, cambiamento di 4 educatrici di cui 3 nuove diplomate e che sono alla loro prima esperienza professionale; la partenza di qualche bambino che ha compiuto i sei anni crea sempre dei traumatismi per gli interni che restano. Tutto questo nuovo progetto pedagogico si è rivelato un successo è da molta speranza perché possa continuare sulla stessa linea. Grazie a Dio la vita alla Crèche di Betlemme nonostante tutte le difficoltà si mantiene bene. Fortunatamente la Fede ci aiuta e ci da la forza di portare avanti la nostra missione accanto ai più Poveri. Ecco ancora un momento in cui la Crèche si sente dimenticata, isolata, forse a causa della situazione che preoccupa le persone che desiderano renderci visita e che non osano fare i passi. Fortunatamente qualcuno arriva e vedono con i propri occhi la reale situazione della Crèche e sopratutto il mondo difficile in cui viviamo. Noi ci teniamo unite con la preghiera quotidiana perché tutti gli angeli di questi piccoli vi proteggano ogni giorno per tutta la vostra generosità di cui fate prova verso di loro. Che questi angeli abitano nei vostri cuori e che la lontananza fisica dei benefattori non sia una dimenticanza dei piccoli della Crèche di Betlemme. Con tutta la mia riconoscenza e sperando che queste notizie vi diano una visuale del nostro quotidiano, noi contiamo sulle vostre preghiere e sul vostro sostegno.


Suor Sophie Boueri, Figlia della Carità